Il fabbisogno di vitamine, nel nostro organismo, è costante. Ogni giorno ne dobbiamo assumere una certa dose attraverso gli alimenti (ma non è che se ne assumiamo di più stiamo meglio, come ci suggerisce la pubblicità… la quantità in eccesso non serve, non viene immagazzinata ma anzi subito eliminata, così che il giorno dopo siamo daccapo).
La vitamina C è tipica della frutta fresca (credo che manchi solo in cocchi e banane). Il frutto più ricco di vitamina C non è l’arancio, e nemmeno il kiwi: è il frutto della rosa canina.
La rosa canina in frutto è un bello spettacolo nelle macchie, nelle radure, nei boschi radi, lungo le siepi e nei luoghi incolti, talvolta in fitte e impenetrabili formazioni, frequenti dal piano alla regione montana. Vive in tutto il continente europeo e in Asia occidentale, ma si può trovare anche sulle sponde mediterranee dell’Africa e nelle isole dell’Atlantico.
Seguendo la credenza medievale che la radice di questa Rosacea avesse effetto contro la rabbia trasmessa dai cani, Linneo accettò di dare a questa rosa l’appellativo di “canina”.
Della rosa canina si utilizza un po’ tutto: le foglie vanno raccolte in estate, senza il picciolo, i frutti si raccolgono in agosto-settembre e i petali si prelevano dai fiori ancora in boccio. L’infuso di foglie è consigliato come blando astringente intestinale, mentre il decotto e la tintura vinosa dei frutti diventano bevande calde, vitaminizzanti e stimolanti delle funzioni renali e della sudorazione. Se ne può fare anche una maschera di bellezza frullando i cinorrodi freschi (tagliati, svuotati con cura e lavati più volte per eliminarne la fine peluria) con effetto schiarente e tonificante della pelle.
Poi ci sarebbe la marmellata dei frutti di rosa canina, che è talmente complicata e lunga da fare che la racconteremo un’altra volta...