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GIACINTO D'ACQUA: Se avete da sfamare un lamantino

Se per caso avete da sfamare un lamantino, quello che vi ci vuole è un bel po’ di giacinto d’acqua (lo sapete, i lamantini sono grossi, e mangiano molto). Se invece non avete nessun lamantino in casa, vi parlerò comunque del giacinto d’acqua, la Pontederia crassipes (o anche Eichhornia crassipes), una pianta piuttosto curiosa, il cui habitat naturale originario coincide con quello del lamantino: il bacino del rio delle Amazzoni e dell’Orinoco.

Appartiene alla poco nota famiglia delle Pontederiaceae, e ci appare come una pianta fatta da cespi fogliosi, il cui galleggiamento è assicurato dai piccioli delle foglie, rigonfi e costituiti da tessuto spugnoso. Le foglie sono rotonde, carnosette e a margine intero. I fiori, di una certa bellezza, sembrano piccoli gigli a 6 tepali, di colore rosa chiaro, riuniti in infiorescenze apicali. Questa specie non è radicante nel terreno, e quindi è libera di galleggiare: in pratica le sue radici fluttuanti assorbono direttamente le sostanze organiche dall’acqua.

Un giacinto d’acqua non si trova mai solo: dal cespo partono numerosi stoloni (fusti accessori, provvisti di nuove gemme, in questo caso subacquee) che rapidamente danno origine a nuovi individui. La velocità con cui il giacinto d’acqua è in grado di ricoprire stagni e paludi è impressionante: qualche anno fa, dove il Po si allarga all’altezza di Mantova, una invasione di giacinti d’acqua creò non pochi problemi.

Per queste ragioni la Pontederia crassipes è stata inserita nell’elenco delle 100 specie più dannose al mondo: la sua eccessiva proliferazione crea difficoltà alle imbarcazioni in canali, lagune e fiumi a lento corso di molte aree del pianeta, soprattutto tropicali, e mette a rischio le popolazioni animali e vegetali del posto. Fu quindi un errore, con conseguenze economiche disastrose, introdurla alle foci del Mississippi: fu fatto all’inizio del secolo scorso a scopi ornamentali, ma nel giro di pochi anni la sua massiccia presenza nel grande fiume ha contribuito a determinare la fine della navigazione con battelli a vapore, e le ha meritato l’appellativo di “erbaccia da un milione di dollari”. Non l’hanno eliminata neppure adesso.

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