Piante in viaggio

 

 Le protagoniste

 

# A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z

TAMARINDO DEL MALABAR: Le truffe che dimagriscono il portafoglio

Quando non si conoscono i prodotti, quando non si possiede una sufficiente cultura scientifica per capire che cosa ti offre realmente il mercato, è facile venire turlupinati. Non si può commentare diversamente un episodio avvenuto negli Stati Uniti solo qualche anno fa: un certo dottor Oz (ovviamente nome d’arte), con un martellamento pubblicitario in grande stile, riuscì a convincere milioni di cittadini, anzi, di telespettatori, delle proprietà magiche di una pianta di origine indiana, la Garcinia gummi-gutta (o Garcinia cambogia). Secondo lui, l’estratto di tale pianta era in grado di far dimagrire rapidamente, e senza controindicazioni. In una popolazione dove l’obesità è una piaga sociale, questo discorso ebbe facile presa, arricchendo il dottor Oz, ma dimagrendo esclusivamente il portafoglio dei consumatori. In realtà, non c’è nessuna evidenza scientifica che la pianta in questione, conosciuta da noi come tamarindo del Malabar, provochi tale effetto. Si tratta di una truffa.

Il tamarindo del Malabar, classificato nelle Clusiaceae, è originario dell’India meridionale; è comune nelle foreste che salgono sui rilievi degli Western Ghats fino ad oltre 1800 m. è un albero alto fino a 20 m, dalla chioma rotonda; la sua corteccia grigia e rugosa essuda una gomma gialla. Le foglie sono semplici, a lamina ellittica, verdi scure e lucide. Porta sia fiori solo maschili (manca il pistillo) che bisessuali, con petali bianchi o verde pallido, disposti a piccoli gruppi. Il frutto è una bacca globosa simile a un pomodoro, giallo carico da matura, contenente 6-8 semi.

È una pianta oggetto di coltivazione in diverse parti del mondo (Africa, Filippine, Indocina) perché di interesse gastronomico: per il suo gusto gradevolmente acido condivide molti dei destini culinari del tamarindo (Tamarindus indica) e del lime (Citrus aurantifolia); la buccia sminuzzata si trova infatti in numerose ricette di curries del sud-est asiatico; il frutto si può mangiare anche fresco o candito. Ha impiego nella medicina ayurvedica, dove si ritiene, non a torto, che i sapori acidi favoriscano la digestione; il decotto dei frutti è indicato contro i reumatismi ed i problemi intestinali. Inoltre, la “gamboge” si ritrova fra le sostanze tintorie usate per acquerelli e miniature. Ed infine, le bucce servono a pulire ori, argenti e peltri: in quel caso sì, si può parlare di azione sgrassante...

Ultime piante inserite