A differenza di molte cucine del Nuovo mondo, la cucina statunitense (quella dei pionieri, che iniziò a definirsi negli Stati dell’Unione a partire dall’Indipendenza) è poco piccante, e fa raramente uso di spezie, preferendo sapori “diretti”, non mascherati con aromi aggiuntivi.
Con un certo stupore, dunque, ho saputo che esisteva un pepe in Virginia in climi tutt’altro che tropicali. A guardar bene, ho visto che si tratta di una crucifera, il Lepidium virginicum, parente dunque del cavolo come anche della senape, e geneticamente molto vicina alla nostra erba storna (Lepidium campestre); peraltro, il suo habitat coincide con quello delle specie europee che ho citato: bordi delle strade, pendii soleggiati e sassosi, ambienti ruderali in genere.
Il nome di pepe della Virginia è giustificato dal fatto che realmente tutta la pianta odora di pepe, e come pepe vengono usati i gusci dei semi giovani, a mo’ di condimento. Le foglie giovani possono essere consumate sia crude che cotte, e fanno bene: contengono infatti vitamine (A e C) e proteine, sono disintossicanti, antireumatiche e diuretiche (c’è chi le consiglia vivamente per sciogliere i calcoli renali). Anche la radice è considerata medicinale, ossia tossifuga ed espettorante, così come i semi stessi, indicati contro l’asma.