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CERRO: Leggendo una carta geografica

Il cerro è una quercia caducifoglia, la cui diffusione si capisce... leggendo una carta geografica! In Italia, specialmente sulle Prealpi e lungo l’Appennino, colpisce infatti la quantità di toponimi legati al cerro, o al bosco di cerro, indifferentemente chiamato “cerreto” o “cerreta”: si va da Cerro al Lambro e Cerro Maggiore (entrambi in Provincia di Milano), Cerro Tanaro (Asti), Cerro al Volturno (Isernia), Cerro Veronese (Verona) alle molte frazioni sparse di Comuni lombardi, abruzzesi, umbri. E c’è un passo del Cerro fra Liguria ed Emilia. Ci sono toponimi “Cerreto” in provincia di Cuneo, Alessandria, Firenze, Ancona, Benevento, per non parlare del passo del Cerreto, posto fra la Lunigiana e la Provincia di Reggio Emilia. E di “Cerreta” abbiamo ancora frazioni in Emilia (Comune di Bobbio), in Toscana (Comune di Seravezza) e in altri posti ancora.

In Italia dunque, il cerro si è fatto notare. Diamone ora una breve descrizione. Il cerro, o Quercus cerris, è un albero slanciato e diritto, alto spesso oltre 30 metri, ramificato regolarmente; la corteccia è molto screpolata e rugosa, grigio brunastra. Un particolare che poche guide botaniche riportano (ma ve lo dico io) è che le foglie risultano al tatto un poco ruvide sulla parte superiore; la lamina di consistenza coriacea è allungata e profondamente lobata, con apice in genere un poco appuntito. Il cerro ha amenti di fiori maschili lassi e penduli, e fiori femminili in gruppi piccoli e brevemente picciolati. Le “ghiande” sono i frutti secchi tipici delle querce; la ghianda del cerro è piuttosto grossa e allungata, ed è protetta da una inconfondibile cupola in cui le squamette chiare e appuntite sembrano “spettinate”.

Questa Fagacea preferisce luoghi piuttosto arieggiati e luminosi di collina e montagna; frequente nei boschi dell’Europa meridionale e orientale, ha un areale che raggiunge la Francia ad ovest, il Libano e la Turchia ad est (sarà forse questo il motivo per cui in Spagna, dove non è autocrono, viene indicato come “roble turco”, la “quercia turca”… chissà quando ce l’hanno portato).

Anche se ha una indubbia valenza paesaggistica, il cerro non è gran che stimato nell’industria del legno. Il suo legno è molto duro e pesante, ma non contiene o quasi tannino: questo è un vantaggio se lo usiamo come legna da ardere (il tannino rallenterebbe la combustione) o per la produzione di carbone, ma non lo è in quanto a durevolezza, perché deperibile se esposto alle intemperie e soprattutto all’acqua; inoltre, non è facilmente lavorabile, e tende a spaccarsi lungo le fibre.

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