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Tema (cosmesi e casa): I dentifrici con ingredienti vegetali

Ci saranno pure state guerre, invasioni e rivoluzioni, ma in fin dei conti, non abbiamo bisogno di scomodare la Storia – quella con la S maiuscola - per conoscere come è cambiata, nei secoli, la nostra vita quotidiana. Certi piccoli mutamenti sono entrati di diritto nei gesti che compiamo ogni giorno, e più volte al giorno. Come quello di lavarsi i denti usando il dentifricio.

La storia del dentifricio è molto antica, se è vero che già gli antichi Egizi usavano argilla e cenere per la loro pulizia boccale. E possiamo dire che ogni popolo si è sempre preoccupato, a modo suo, della propria igiene dentale. Mescolate con un poco d’acqua, molte sostanze di origine minerale, come il sale ed il gesso, sono state adoperate nel corso dei secoli, ma ce ne sono anche molte di origine animale (gusci di ostriche e ossa frantumate), e soprattutto di origine vegetale, che sono quelle che ci interessano.

Va detto subito che, a parte alcune, le piante sono impiegate essenzialmente per dare un aroma gradevole a ciò che ci mettiamo in bocca. Meglio poi se queste piante hanno una riconosciuta funzione antisettica ed antibatterica, e placano eventuali infiammazioni alle gengive ed alle mucose boccali.

Con queste funzioni entrano a far parte di diritto nella composizione dei dentifrici la salvia (Salvia officinalis), la mirra (Commiphora mirrha), uno degli ingredienti più antichi usati a questo scopo, e la camomilla (Matricaria chamomilla), per le sue proprietà lenitive. Dalle Americhe ci arrivano anche l’echinacea (Echinacea angustifolia), sicuro stimolo per le difese immunitarie, e la ratania (Krameria lappacea); dal continente australiano ci arrivano gli eucalipti (genere Eucalyptus) e l’albero del the, quello del “tea tree oil” (Melaleuca alternifolia), ottimi antisettici ed antivirali.

A rendere gradevole il gusto dei dentifrici – penso ai bambini, che non vogliono mai lavarsi i denti – vengono usate molte piante, il cui elenco certamente non riuscirò ad esaurire in questa sede.

Prima fra tutte è la menta (Mentha spp.), il cui olio essenziale funziona anche per alleviare temporaneamente il senso di infiammazione della bocca, ma di cui è meglio comunque non abusare: si possono verificare forme di allergia, ottenendo quindi effetti contrari. Per questa ragione molti dentifrici omeopatici sono privi di menta.

Poi ci sono spezie come lo zenzero (Zingiber officinale), il finocchio (Foeniculm vulgare), la cannella (Cinnamomum spp.), la vaniglia (Vanilla planifolia), i chiodi di garofano (Eugenia caryophyllata), l’anice (Pimpinella anisum), la lavanda (Lavandula spp.), certi pini come il pino silvestre e il pino mugo.

E infine, fra gli ingredienti dei moderni dentifrici, compaiono addirittura alcune specie di frutti: l’albicocca, l’arancio, la fragola, e tutto per invogliare il consumatore. Taccio per decenza l’uso di aromatizzanti come burro di arachidi, whisky ed altre amenità consumistiche.

Ovviamente nelle paste dentifricie, sarebbe un controsenso usare lo zucchero, quel saccarosio che nella alimentazione ci viene soprattutto da piante come la canna da zucchero e la barbabietola: quel gusto dolce che sentiamo nei dentifrici è spesso dato dal sorbitolo, un dolcificante naturale ottenuto ad esempio da sorbe, pere, susine, oppure dallo xilitolo, estratto dalla corteccia delle betulle (Betula spp.) e talvolta anche dal grano. Per quest’ultima sostanza, ciò che ci racconta la pubblicità sembra vero: lo xilitolo sarebbe in effetti utile a ridurre la formazione della placca batterica e a combattere la carie.

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