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I fichi di Catone

Episodio: la distruzione di Cartagine

Le ucronie sono artifici letterari usati spesso nella fantascienza, per immaginare delle storie di universi paralleli che sarebbero potute avvenire se quel tale fatto non si fosse verificato, ad esempio se Hitler non avesse perso la guerra, se gli Arabi non fossero stati fermati a Poitiers, se Giulio Cesare non avesse varcato il Rubicone. Così in una antologia di Poul Anderson, “I guardiani del tempo”, si immagina una Roma di 2000 anni fa piena di persone dai capelli rossi e dalla carnagione chiara, col normotipo proprio dei popoli del NordEuropa. Nel libro si capisce che Roma ha avuto la peggio nei confronti di Cartagine, e che quindi non è riuscita a far fronte alle invasioni barbariche dei secoli successivi.

Ma nella Storia, quella vera, Cartagine è stata distrutta e rasa al suolo, nell’anno 146 a.C.; strenuo propugnatore della sua distruzione fu il senatore Marco Porcio Catone, detto il Censore; il suo principale alleato, o strumento di persuasione, fu un frutto, quello del Ficus carica.

Quel giorno, Catone si presentò al Senato con una cesta piena di fichi. Già molte volte il vecchio Senatore aveva cercato di convincere l’organo supremo della Repubbica a muovere nuovamente guerra contro Cartagine, la potente città di origine fenicia posta sull’altra sponda del Mediterraneo. Ma i suoi colleghi erano restii a scendere in guerra nuovamente, e per la terza volta, contro i Punici.

Catone fece distribuire i fichi ai senatori, che apprezzarono e ringraziarono. Poi Catone prese la parola, e domandò se i fichi erano sembrati abbastanza freschi. Tutti ne convennero, e allora Catone tirò fuori l’asso dalla manica: i fichi erano stati raccolti a Cartagine, ed erano, fuor di dubbio, freschi. Con ciò il Senatore aveva dimostrato la pericolosa vicinanza della città nemica.

Catone ripetè ancora con veemenza il suo “Delenda Carthago!”, ma questa volta il Senato non potè che essere d’accordo con lui. Il viaggio di una pianta aveva cambiato la Storia.

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