Se pensiamo alle isole sperdute nell’oceano tropicale, è la palma da cocco (Cocos nucifera) a dominare il paesaggio dei litorali idilliaci e vacanzieri che si forma nella nostra mente. Se pensiamo alle oasi sperdute nel mare di sabbia del deserto, allora è la palma da datteri (Phoenix dactylifera) che nei nostri pensieri macchia di verde le dune, percorse da coraggiose carovane di beduini sui loro cammelli. E quei beduini sanno che presto troveranno acqua nell’oasi e ristoro grazie ai frutti di questa preziosa Arecacea: si dice che bastino tre datteri per dare energia al beduino nelle sue lunghe traversate sotto il sole implacabile.
La palma da datteri è anche una bella pianta ornamentale, molto diffusa nei nostri parchi urbani e nei nostri viali in regioni calde. Tuttavia quasi mai nei nostri climi la palma da datteri riesce a far maturare i propri frutti, perché ha bisogno di almeno un mese con temperature al di sopra dei 45°.
La palma da datteri, alta 20-30 m, ha un tronco molto slanciato, ricoperto dai residui delle foglie cadute; la corteccia è squamosa, bruno-rossastra. Le grandi foglie, persistenti, sono riunite tutte in un ciuffo terminale; di colore verde grigiastro e consistenza coriacea, sono composte imparipennate, con foglioline molto strette a margini interi. I fiori, profumati, sono retti da lunghi peduncoli (circa 120 cm); quelli maschili, bianchi, formano ciuffi piramidali; quelli femminili sono rosso-bruni. I frutti (drupe) sono i noti datteri, oblunghi, bruno scuri, con polpa carnosa e zuccherina, commestibile e preziosa.
Contrariamente a a quanto si pensa, la Phoenix dactylifera non è originaria del Sahara, dove è stata diffusa dall’Uomo, bensì del deserto Arabico, nell’area del golfo Persico.