Le protagoniste

Nello shopping verde che ognuno di noi un giorno farà se prosegue questa crisi, può venire bene conoscere le proprietà e gli usi della acetosa, una umile ma preziosa piantina molto comune lungo i nostri sentieri di campagna.

La acetosa, in latino Rumex acetosa, è una erbacea perenne alta fino a 1 m, in genere sui 60 cm, dal fusto eretto arrossato alla base, e striato; le foglie sono caratteristicamente sagittate, ossia con due lobi acuti alla base; picciolate le inferiori e quasi sessili le superiori, hanno apice arrotondato e margine liscio o ondulato. L’acetosa mostra infiorescenze ramificate di fiori piccoli verdastri arrossanti con la maturazione, e come frutti acheni neri e lucidi.

Chi bazzica il settore delle piante officinali, sa bene che questa specie ha ottime proprietà diuretiche, astringenti ed antiscorbutiche: contiene infatti vitamina C, ossalato di potassio e acido ossalico, e sali di ferro. Ed è buona: come dice il nome stesso, ha un gusto acido e gradevole, specialmente nelle foglie giovani (nelle vecchie, il sapore diventa un po’ troppo acre). Lo sapevano bene gli Antichi, visto che già presso Egizi, Greci e Romani la acetosa compariva sovente sulle loro tavole. Anche nel Medioevo ha avuto un buon successo, come specie comunemente coltivata. Oggi non viene quasi più commercializzata (tranne in Francia, dove ancora in qualche località è oggetto di coltura), ma rimane una delle piante che si raccolgono più volentieri camminando per i sentieri di campagna.

È molto frequente nei prati ricchi di azoto e nelle zone ruderali, ed è diffusa in buona parte del Vecchio Continente, dall’Europa all’Asia temperata (è avventizia anche in Nordamerica). Va bene sia come insalata, lessata come gli spinaci o nelle salse. Il succo delle foglie è utile anche per rimuovere macchie e muffe da tessuti, superfici in legno e argenti; dalle foglie si ottiene un colorante giallo, mentre il rizoma fornisce invece una tinta rossa.