Piante in viaggio

 

 Le protagoniste

 

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GENEPY: La raccolta probita

Fra le piante in viaggio ci piace considerare le specie di interesse liquoristico: fra queste ce ne sono alcune che viaggiano molto poco “da vive”, mentre il prodotto da esse ottenuto viene commercializzato in ogni parte del mondo. La pianta della tequila, ad esempio, cioè la Agave tequilana, non si è mai mossa dalla provincia messicana di Jalisco, ma alzi la mano chi non ha mai bevuto un po’ di tequila anche senza andare in Messico.

In questo gruppo di piante possiamo certamente inserire anche il genepy, il cui liquore si ottiene dalla macerazione in alcool di una pianta alpina, la Artemisia genipi.

Erbacea perenne di 10-20 cm con la base un poco lignificata ed il fusto semplice biancastro tomentoso, come molte specie che vivono sui crinali ventosi in alta quota, il genepy assume un portamento “nano”, molto aderente al suolo. Le foglie, di un bel colore verde argentato, sono di due tipi: le basali sono picciolate, a divisioni semplici, quelle del fusto sono subsessili (senza picciolo) e spesso indivise. L’infiorescenza è una spiga di piccoli capolini ovoidali gialli che ricordano molto quelli dell’assenzio, di cui il genepy è parente stretto, ma hanno le squame dell’involucro bordate di nero.

E invero il genepy, al pari dell’assenzio, è molto aromatico: con i suoi principi attivi si ottiene un liquore amaro dalle indubbie proprietà digestive, motivo per cui, almeno fino a ieri, questa Composita era molto ambita e ricercata.

Ma c’è un problema: il genepy vive in habitat molto fragili e si adatta male alla coltivazione, cresce in pochi esemplari sulle pietraie di alta quota e persino sulle morene dei ghiacciai, su substrati silicei, da circa 2000 m a oltre 3000 m. E solo sulle Alpi.

Per questa ragione ne è vietata la raccolta, e per questa ragione il liquore di genepy che trovate in commercio non viene quasi mai dalla Artemisia genipi, bensì dalla Artemisia umbelliformis, chiamata talvolta genepy bianco, anch’essa pianta dei rilievi alpini (ma anche appenninici). Rispetto al genepy, questa altra Composita congenere fiorisce un poco più tardi, non ha le squame dell’involucro bordate di nero e predilige substrati rocciosi calcarei. Ed è molto più idonea ad essere messa in coltura: è quest’ultima artemisia che ci fornisce il genepy. Che è buono lo stesso.

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