Vodka vuol dire Russia, ma anche Polonia, o Paesi Baltici. Whisky vuol dire Scozia, ma anche Irlanda (ed esiste anche in Bretagna, quindi in Francia). Tequila vuol dire solo, ed indiscutibilmente, Messico. E c’è un perché.
La tequila è ottenuta dalla Agave tequilana, una specie nativa della regione messicana di Jalisco, dove cresce a quote superiori ai 1500 m, in terreni ricchi e sabbiosi. E la tequila vive ed è coltivata solo lì.
Ma noi non la lasciamo crescere. Al dodicesimo anno di vita, viene rimosso il “cuore” della pianta, la parte basale, che, sfrondata delle foglie, può ricordare una grossa pigna (piña), dal peso di 40–90 kg. Qui si trova una alta concentrazione di zuccheri, per la maggior parte fruttosio; la pigna è destinata, tramite fermentazione e distillazione, a regalarci il prodotto alcolico più famoso del Messico, la tequila.
Ma non c’è solo la tequila: c’è il mezcal, per il quale si usano anche altre specie di agave, che qui sono note come “maguey” (in realtà il nome mezcal si applica a tutti i distillati di agave, per cui la tequila stessa sarebbe il mezcal della Agave tequilana); e c’è il pulque, ottenuto attraverso il passaggio della “aguamiel”, bevanda di antichissima origine simile alla birra, già in uso presso i Toltechi e gli altri popoli precolombiani, preparata a partire dalla Agave salmiana e dalla Agave atrovirens. In pratica in Messico, che non è di sicuro un Paese di astemi, quasi tutte le agavi finiscono prima o poi in bottiglia…