Mai come in questo periodo storico abbondano in televisione le trasmissioni sul cibo: chefs internazionali, cuochi famosi o casalinghe improvvisate si affannano a raccontarci le loro preparazioni culinarie (e sempre poco prima dell’ora dei pasti) o ci portano direttamente in ristoranti, trattorie ed enoteche con degustazioni. In genere non mi dispiacciono, qualcosa si può anche imparare, a parte la aggressività di certi format, in cui la competizione è il vero – deprecabile - spettacolo. È interessante comunque che nelle varie gare uno dei criteri di valutazione sia il “come” viene presentato un piatto: per questo motivo ritengo che in futuro avrà sempre più successo il finger lime, che prima o poi entrerà anche a casa mia.
Sparse sulle pietanze, ad esempio sul pesce, le vescicole del finger lime non sono solo decorative, ma rappresentano una esperienza gustativa decisamente originale: quei “chicchi” esplodono in bocca uno a uno, rilasciando il loro succo dal gusto un poco più dolce del limone.
Il finger lime è uno dei sei agrumi originari dell’Australia, e può ibridarsi con molte altre specie del genere Citrus; cresce spontaneo sulla costa nord-orientale del New South Wales e in parte del Queensland meridionale, dove veniva raccolto e consumato dagli Aborigeni: per la loro natura nomade, consideravano il finger lime un classico “cibo di strada” e immagino che per loro contasse poco l’aspetto decorativo. Adesso però, grazie alla predilezione per l’estetica del cibo che abbiamo noi Occidentali, il finger lime sta registrando un sempre maggiore interesse sulle tavole di tutto il mondo. Grazie agli chefs.