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NORDEST ASIA (zona): Meglio lasciarle spopolate

Zona di origine: Asia di Nordest

A chi ha letto certe testimonianze (valga per tutte “I racconti della Kolyma”, di Varlam Tichonovič Šalamov), oppure semplicemente a chi ha visitato il Museo della occupazione a Riga, dove si riportano le storie dei Lettoni deportati laggiù dalle purghe staliniane, o ancora sia arrivato con Colin Thubron al termine del suo resoconto di viaggio “In Siberia”, sembrerà impossibile che quelle terre desolate, con temperature invernali pressoché insopportabili, possano ospitare una flora degna di interesse. Non è così.

In quelle terre, che formano la porzione settentrionale ed orientale del continente asiatico, fra la Manciuria e lo stretto di Bering, con la grande penisola della Kamchtaka, l’isola di Sakahlin e l’arcipelago delle Kurili, d’inverno il termometro scende più volte al di sotto dei 40°, ma poi la vegetazione segue il suo ciclo, e, nella breve estate che è comunque piovosa, in mezzo a immense foreste di Confere e di betulle si possono fare interessanti incontri botanici.

Terra di sciamani e di nomadi, raccontata mirabilmente nei suoi paesaggi da Kurosawa nel film "Dersu Uzala", l’estrema Siberia nordorientale annovera infatti diverse piante medicinali.

Una delle più importanti è certamente il vero ginseng (Panax ginseng): dalla tradizione cinese questa Araliacea è passata ad un ruolo riconosciuto nella medicina mondiale. È vero che oggi il ginseng si riesce anche a coltivare, ma è più ricco di principi attivi quello che cresce in Natura, così se lo contendono i raccoglitori russi e cinesi lungo i confini del maestoso fiume Amur. Sempre da quelle parti, ma con un areale un po’ più vasto, cresce il ginseng siberiano, anche noto come eleuterococco (Eleutherococcus senticosus), che del ginseng ricalca molto le proprietà.

Nasce come medicinale anche il rabarbaro, con le sue diverse specie afferenti al genere Rheum: il Rheum x rhabarbarum sarebbe di origine colturale, ma ad esso si affiancano spontanei in quella area il Rheum palmatum o rabarbaro cinese, il Rheum compactum o rabarbaro della Siberia, il Rheum officinale ed il Rheum rhaponticum. Oggi il rabarbaro non è soltanto un medicinale dalle ottime proprietà digestive, ma ha assunto importanza come alimento e come bevanda anche in altre parti del mondo, a partire dal Centro Europa.

Comincia a far capolino da noi anche la Schisandra chinensis, la pianta dai 5 sapori, già molto apprezzata dalla medicina cinese. Altrettanto noti da tempo sono i benefici della sughera dell’Amur (Phellodendron amurense), la cui spessa corteccia ha un efficace potere antibatterico.

Se molte piante di questa ostica porzione del mondo fanno bene al corpo, ce ne sono anche tante che fanno bene all’anima: vengono infatti da questa area importanti specie ornamentali, fra cui non possiamo fare a meno di citare il salice piangente (Salix babylonica), protagonista indiscusso dei giardini cinesi, coreani e giapponesi, e la tuja (Platycladus orientalis), immancabile anche da noi. Persino un parente del kiwi coltivato, che viene invece dal sud ella Cina, è ornamentale: è la liana Actinidia kolomikta, mentre commestibili sono i frutti del conterraneo baby kiwi, la Actinidia arguta.

Di importanza alimentare in effetti, e tali da essersi mosse verso altri Paesi e mercati, ci sono ben poche specie: potremmo al massimo citare la Maclura tricuspidata, ossia la mora di gelso cinese, e il riso selvatico della Manciuria, la Zizania latifolia, che però al momento soffre la concorrenza della nordamericana Zizania palustris, quella che troviamo qui come riso selvaggio.

Resta però il fascino di quelle terre dure e inospitali, tuttora selvagge e tuttora spopolate, a meno che non ricominci il trasferimento forzato imposto da chi non ha a cuore i diritti umani, ma solo il profitto. Io spero di no, sinceramente.

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