Piante in viaggio

 

 Storie verdi

 

Il più grande cacciatore di piante

Biografia: David Douglas

Nella mia mai troppo rifornita libreria, alla sezione “letteratura da viaggio”, in mezzo a nomi quali Barzini, De Amicis, Darwin, Humboldt, Terzani, Thubron, Chatwin, Kapuściński, mi piacerebbe ci fosse anche il diario di David Douglas, forse il più grande cacciatore di piante di tutti i tempi.

Scozzese, figlio di un muratore, nacque a Scone nel 1799. Passò la giovinezza alternando mansioni da giardiniere in tenute nobiliari tra Perth, Fife e Glasgow, e corsi di botanica per conoscere meglio gli aspetti scientifici della coltivazione delle piante. Venne notato da un suo professore della Università di Glasgow, William Jackson Hooker, il quale si fece accompagnare dall’allievo in una spedizione nelle Highlands, per poi raccomandarlo direttamente alla Royal Horticultural Society di Londra, presso i celebri Kew Gardens (lo stesso Hooker ne sarebbe diventato Direttore di lì a qualche anno dopo). Era l’epoca delle spedizioni avventurose, condotte fra fatiche e pericoli al limite della incoscienza (quella di von Humboldt e Bonpland in Venezuela ne è un classico esempio), volte a trovare nuove specie e ad inviarne esemplari ai rispettivi istituti di ricerca che le finanziavano.

All’età di 24 anni, Douglas intraprese una spedizione in Nordamerica: viaggiò in pratica da solo, per quasi 5 anni ininterrotti, dal 1823 al 1827, in territori spesso fino ad allora mai percorsi dall’Uomo bianco. Tenne un “giornale di viaggio” dove annotò meticolosamente le specie incontrate; in particolare descrisse 33 nuove specie di querce e 18 di pini. In una lettera al Royal Botanic Institution di Glasgow sembra quasi scusarsi: “non è colpa mia se sto trovando continuamente nuove specie, il fatto è che ci sono”. Di ciascuna specie compilava una accurata descrizione e raccoglieva i semi, da inviare poi in patria.

Questo instancabile “cacciatore di piante” finì per introdurre in tutto 240 nuove specie botaniche in Gran Bretagna, e quindi nel Vecchio Mondo. Fra queste meritano di essere ricordate diverse essenze arboree oggi di notevole interesse selvicolturale: l’abete di Vancouver (Abies grandis), il pino giallo (Pinus ponderosa), il peccio di Sitka (Picea sitchensis), il pino di Monterey (Pinus radiata) e soprattutto la Pseudotsuga menziesii, chiamata ancora oggi in suo onore “douglasia”, il pino di Douglas. Fra le specie da giardinaggio, citiamo il ribes da fiore (Ribes sanguineum), il salal (Gaultheria shallon), il papavero californiano (Eschscholzia californica) e diverse specie dei generi Lupinus e Penstemon.

Tornò diverse volte in Nordamerica, e da San Francisco ne approfittò per visitare le Hawaii, durante la stagione invernale. Fu al suo secondo viaggio nelle Hawaii che incontrò la morte, in circostanze misteriose, a 35 anni. Lui che aveva scalato montagne, resistito a tempeste, a freddo e a fame, e soprattutto attraversato indenne territori “infestati” da quelli che la opinione popolare di allora considerava i “nemici”, gli Americani Nativi, i feroci pellirossa, fu invece probabilmente ucciso da un suo conterraneo, il cacciatore Ned Guerney, che lo scaraventò in una trappola per tori selvatici, allo scopo di derubarlo. Ciò avvenne sulle pendici del Mauna Loa, dove oggi è stato eretto un suo monumento commemorativo, circondato, manco a dirlo, da pini di Douglas. Fu sepolto a Honolulu, dove riposa dal 1834.

Nel 1914 fu pubblicato, a cura della Royal Horticultural Society, il diario dei suoi viaggi in Nordamerica: è quello il libro che vorrei tanto avere sui miei scaffali, nella sezione “viaggi”.

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