Uno dei ricordi più teneri e divertenti di un nostro viaggio in Bulgaria è il sorriso timido di tre vispe vecchiette, di etnia rom, che sedute al ciglio di una strada boscosa aspettavano il passaggio delle rare macchine, con la loro merce in vendita. Confezionate in bicchieri di plastica bianchi, c’erano robuste dosi di fragoline di bosco.
La fragolina di bosco, o Fragaria vesca, ha una storia del tutto diversa dalla sua parente più famosa e diffusa, la fragola coltivata (Fragaria x magna). Al contrario della fragola americana, la nostra fragolina è euroasiatica, e dal Vecchio continente si è diffusa un po’ dappertutto; pur essendo nota come “fragolina di bosco”, questa specie vive solo ai margini del bosco, dove c’è luce, nelle radure, lungo i sentieri, soprattutto su rocce calcaree. In un certo senso, è un frutto di strada, che non riusciamo a trattenerci dal raccogliere appena la vediamo e dal mangiare immediatamente.
Prima che arrivasse la fragola coltivata da oltreoceano, la fragolina era l’unica Fragaria sulle tavole del Rinascimento, ospite gradita, ed è stata immortalata in molti quadri di natura morta dell’epoca. Il suo gusto è impareggiabile, decisamente superiore - come alcuni, non senza motivo, sostengono - a quello di certe fragole coltivate, gonfiate a volte con acqua e ormoni.
La fragolina ha proprietà medicinali che derivano dalla presenza di un glucoside (fragarina), sostanze tanniche, resinose e pectiche: le foglie, raccolte a primavera, vengono usate in decotto o in infuso come astringenti intestinali e depurativi; le stesse proprietà sono citate per il decotto delle radici, estratte in primavera o in autunno, utile anche come aperitivo e diuretico.