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SPINA DI GERUSALEMME: Il palo verde

Alcuni siti di giardinaggio esortano i propri lettori a non preoccuparsi se, sbagliando concime o innaffiatura, la loro Parkinsonia tende a perdere le foglie: vi dicono anzi che si noti meglio il verde lucido che caratterizza il fusto e i rami di questa Leguminosa ornamentale, evidentemente bella con le foglie quanto, se non di più, senza foglie. Ed è in quelle condizioni che viene chiamata “palo verde”.

La Parkinsonia aculeata è chiamata spina di Gerusalemme, l’ennesimo nome di origine biblica dato a una pianta tropicale americana; è un alberello alto dai 2 agli 8 m; i molti rami sono dotati di spine acute e rigide, in gruppi di due o tre. Dai rami pendono lunghe foglie, alterne e pennate, fatte da due file di 20-40 brevi foglioline ciascuna, e sorrette da lunghi piccioli piatti. All’arrivo della stagione secca, al contrario di quanto succede normalmente, non cade la foglia intera, ma si perdono solo le foglioline, lasciando ai lunghi piccioli ed ai rametti verdi il compito di fotosintetizzare. Alla caduta delle foglie durante la stagione secca, dunque, la fotosintesi continua... Poi ci sono i fiori, profumati, posti a gruppetti di una decina ciascuno; hanno 5 petali giallo chiaro, di cui quello inferiore più lungo e abbellito da puntini rosso bruno. Il baccello ha consistenza cuoiosa e colore bruno chiaro.

Oltre al suo originale valore estetico, la Parkinsonia è medicinale: le foglie, i frutti e i giovani rami vengono usati in decotto per combattere gli stati febbrili (a partire dalla malaria); il loro estratto alcolico serve a produrre una poltiglia da applicare in caso di reumatismi. La polpa dei frutti è dolce e commestibile.

La spina di Gerusalemme ci arriva dalle regioni desertiche fra Messico e Stati Uniti, come il deserto di Sonora e di Chihuahua, ma è stata segnalata anche molto più lontano, fino all’Argentina (e alle isole Galapagos). Nei Caraibi, così come negli altri continenti, Europa compresa, è stata diffusa ad opera dell’Uomo, e in Australia e nelle Hawaii costituisce oggi un problema per la vegetazione spontanea, a causa della sua eccessiva invadenza.

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