Ai tempi in cui i nomi dei medicinali non venivano inventati con disinvoltura dalle case farmaceutiche, era di uso comune la sostanza detta “ladano”, ma anche “labdano” o “laudano” (da non confondere con l’omonimo prodotto a base di oppiacei); il ladano è un essudato resinoso estratto da diverse specie del genere Cistus, ed usato essenzialmente nella preparazione di sciroppi per la bronchite.
La distribuzione naturale di questa Cistacea comprende il Nordafrica (Algeria e Marocco), la penisola Iberica e parte della Francia meridionale: in queste tre aree si suole dividere la specie in tre sottospecie, rispettivamente africanus, ladanifer, sulcatus.
Tradizionalmente, l’essudato prodotto dalla pianta si raccoglieva con strumenti di cuoio o corde di canapa ai quali aderiva la resina, ma potevano persino tornare utili le “barbe” dei caproni che si facevano passare appositamente in mezzo ai cespugli.
La preziosa sostanza così ottenuta, dal gusto amaro ed aromatico, ha valenza terapeutica: come si è detto, se ne fanno sciroppi per la bronchite, ed altrove è indicata come calmante, ma in genere se ne sconsiglia l’ingestione (la oleoresina risulterebbe a lungo andare neurotossica, epatotossica e nefrotossica); si preferisce perciò l’uso esterno, ad esempio in applicazioni locali contro dolori articolari e contratture muscolari. Ma è nell’industria cosmetica che il ladano riscuote il maggiore successo: è uno dei principali fissativi dei profumi che oggi trovate in commercio.