Piante in viaggio

 

 Le protagoniste

 

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POLIPODIO: La falsa liquirizia

Il polipodio è una piccola felce costituita da un rizoma strisciante, duro e fibroso, e da una fronda verde di forma allungata, complessivamente triangolare, a lobi profondi e arrotondati, lunga 10-30 cm. Ciascun lobo ha margine sinuato, e nella pagina inferiore, più chiara, porta sori (le strutture che contengono le spore) di forma circolare.

Oltre al Polypodium vulgare, fra le Polypodiaceae esiste anche il Polypodium australe, forse più comune del precedente, che si distinguerebbe per la fronda più grande e lunga. Secondo il mio amico Mauro, affermare che si tratta di due specie diverse è stata un po’ una forzatura dei botanici, anche perché entrambe le specie condividono gli stessi ambienti e le stesse aree geografiche: ogni polipodio, di una specie o dell’altra, ha le stesse esigenze ecologiche, e cioè predilige ambienti ombrosi e tendenzialmente umidi; è frequente nelle fessure delle rocce e dei muretti, sui muschi, alla base dei tronchi e dei vecchi ceppi di castagno. Si trova in tutta Europa, in Nordafrica e in parte dell’Asia (fino alla Siberia occidentale).

Che si tratti di una specie o di due, è interessante l’uso che ne fa la medicina popolare. La parte utile del polipodio è il rizoma, da raccogliere in autunno: contiene zuccheri, mucillagini, resine, acido tannico e malico, saponine e glucosidi; fra questi ultimi c’è proprio la glicirrizina, la stessa della liquirizia (Glycyrrhiza glabra), di cui ricorda il gusto quando viene masticata o succhiata; per tale ragione la specie viene anche chiamata “falsa liquirizia”. Funziona da lassativo leggero, stimola la secrezione biliare e favorisce in generale i processi digestivi. Si usa inoltre allo scopo di combattere la tosse e il mal di gola; se ne prescrivono infatti gargarismi contro le infiammazioni dell’apparato respiratorio.

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