Bisognerebbe chiedere a Linneo se, quando ufficializzò il nome Sanicula per questa Ombrellifera, pensava a una derivazione latina (da “sanus” = sano, quindi sanare, guarire), oppure era a una dedica a San Nicola, un santo dai poteri straordinari, come sanno bene dalle parti di Bari. Non me ne voglia San Nicola, ma è più probabile la prima ipotesi, anche perché la Sanicula europaea è davvero una pianta preziosa in fitoterapia, apprezzata da moltissimo tempo: proprio nei secoli XVI e XVII divenne popolarissima in campo erboristico ed impiegata quale antiemorragico per uso interno ed esterno. I suoi principi attivi sono l’allantoina, che stimola la guarigione del tessuto danneggiato (proprietà riconosciuta dalle principali farmacopee mondiali), e l’acido rosmarinico (lo stesso del rosmarino e del timo), che agisce da antiinfiammatorio. Le foglie, usate lesse quale detergente, mitigano dunque il prurito e le irritazioni cutanee, e da fresche e triturate si applicano su ematomi, contusioni ed emorroidi. Ad uso interno, in infuso, è un fluidificante delle costipazioni bronchiali, un espettorante e nel complesso un depurativo del sangue.
L’erba fragolina vive in faggete e in genere in boschi ombrosi del piano montano, ed è comune sui rilievi di buona parte di Europa ed Asia (fino all’Asia centrale ed oltre).