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DULCAMARA: Un sapore che cambia

La dulcamara – in botanica Solanum dulcamara – si trova a metà strada fra una pianta erbacea ed una legnosa, per via del suo fusto a consistenza rigida nella parte basale; con un portamento irregolare, è capace in condizioni ottimali di superare i 3 m di altezza, ma in genere si attesta poco oltre il metro. Le foglie piuttosto grandi, alterne, sono dotate di picciolo alato; hanno lamina in genere oblunga, apice acuminato, margine intero; sono spesso corredate alla base da 1-4 lobi laterali ovali o lanceolati che le conferiscono un’aspetto particolare. I fiori, riuniti in piccoli gruppi a ombrella, di solito pendula, hanno corolla viola (raramente bianca) a 5 lobi. I frutti sono bacche ovoidali di circa 1 cm, verdi e poi rosse e lucenti alla maturità.

L’etimologia del nome “dulcamara”, vale a dire “dolce amaro”, viene dal fatto che gli alcaloidi contenuti nel frutto di questa Solanacea hanno un sapore che cambia da amaro a dolce, per azione degli enzimi presenti nella nostra saliva. Non vi esorto comunque a provare più di tanto questa esperienza organolettica: la dulcamara è una pianta tossica, anche se soprattutto in foglie e fusti giovani, per via di alcaloidi quali solanina, dulcamarina e solanidina. Tali principi attivi, se assunti in eccesso, paralizzano il sistema nervoso, rallentano ritmo cardiaco e respirazione, provocano vertigini e convulsioni con effetti letali, per cui va usata come blando narcotico solo sotto stretto controllo medico. Per uso esterno invece funziona bene: è usata da tempo contro dermatiti, eruzioni cutanee, reumatismi, ittero e coliti ulcerose.

La dulcamara è una tipica pianta ruderale, frequente in boscaglie ombrose, luoghi incolti, cigli stradali e fossati, sempre su terreni umidi e ricchi di sostanze organiche. Si trova in tutta Europa, in Nordafrica e in Asia fino alla Indocina e al Giappone.

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