Non vorrei trovarmi sulla linea di tiro quando il cocomero asinino decide di emettere violentemente i suoi semi dal frutto, accompagnati da un liquido mucillaginoso ed irritante. Ma non ce l’ha con voi, non è aggressivo, gli serve solo per allargare il territorio di conquista…
Il cocomero asinino è l’Ecballium elaterium, una Cucurbitacea, che nel nome scientifico dice già tutto: “Ecballium” sta per “lancio via da” (è la stessa radice greca che compare nel “discobolo”, il “lanciatore del disco”). E anche “elaterium” rimanda ad un concetto analogo, quello di “spingere con violenza fuori”. La tecnica di disseminazione di questa specie è decisamente singolare, anche se non è eccezionale; qualcosa di simile fanno ad esempio le Impatiens, cui appartiene la africana Impatiens walleriana (la pianta di vetro) e la nostrana Impatiens noli-tangere (la non-mi-toccare).
Anche se lo troviamo menzionato fra i farmaci della antichità (Ippocrate e Disocoride lo usavano, ma con la debita prudenza), il cocomero asinino è una specie alquanto tossica, sia per ingestione che per contatto cutaneo: in soggetti sensibili è causa di violente gastroenteriti con nausea, vomito e diarrea. Sotto controllo medico funziona da abortiva, purgante e deostruente delle vie biliari, diuretica, analgesica, antireumatica e cardiotonica. Per uso esterno vale in caso di sinusiti e dolori articolari.