Piante in viaggio

 

 Le protagoniste

 

# A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z

CALENZUOLA: Il titimaglio del XIV secolo

Verso il 1300, un tal Arnaldo (o Rinaldo) da Villanova, medico e scrittore, con la fama di alchimista e mago, nel suo Thesaurus pauperum scriveva: “Chi si lava la bocca una volta al mese, con il vino dove sono state cotte radici di titimaglio, non ha mai mal di denti, ed è un rimedio al dolore”.

Il titimaglio è quella che chiamiamo calenzuola, l’Euphorbia helioscopia; quella che abbiamo riportato è dunque una delle più antiche citazioni di questa specie, non menzionata nel periodo classico da Greci e da Romani.

La calenzuola è un’erba annuale di 20-30 cm, con fusto ascendente. Le foglie sono di forma obcuneata, ossia con una lamina allargata verso la parte distale, sessili, di colore verde chiaro spesso tendente al giallo, ed apice arrotondato e dentellato; vanno progressivamente ad aumentare di dimensioni verso l’infiorescenza. A sua volta l’infiorescenza è una ombrella a 5 raggi, coronata da 5 brattee molto simili alle foglie; ogni fiore è un ciazio (l’originale struttura propria delle Euphorbiaceae) con ghiandole ovali e capsula (ovvero il frutto) glabra e senza tubercoli. Tutta la pianta contiene un lattice bianco, caustico, utile come difesa dal morso degli erbivori.

Proprio a causa del lattice, della calenzuola si sconsiglia ovviamente l’uso interno, e va evitato anche il contatto con gli occhi; ma la medicina popolare indica questa pianta per la cura di sciatica, artrite, pleurite e verruche, specialmente in applicazione diretta sulla parte dolorante, o anche mediante impacchi.

La calenzuola è diffusissima; direi anzi che è una tipica infestante, frequente in orti e coltivi; è spesso la prima ad arrivare su terreni incolti, margini dei sentieri e sterrati sassosi, sempre in ambienti soleggiati. Data la sua invasività, non fa meraviglia trovarla oggi pressoché in tutti i continenti: si definisce dunque specie subcosmopolita.

Ultime piante inserite