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MANDRAGORA: Scienza batte superstizione 2-0

Fra le vittime più illustri del positivismo, del metodo sperimentale, della scienza volta alla ricerca spasmodica della prova provata, c’è la mandragora. O almeno, diciamo che, a partire dell’Illuminismo, è via via svanito quel complesso di credenze, riti e superstizioni di retaggio medievale, che vedevano nella leggenda della mandragora uno dei punti più originali, affascinanti e controversi. Prima di addentrarci nella mitologia della mandragora, diciamo le cose che sappiamo per certo: la mandragora, o anche mandragola, è Mandragora officinarum, una Solanacea che, al pari delle altre sue consimili, è velenosa, e anche molto.

La specie ci appare come una bassa pianta erbacea, dotata di radice spesso ramificata (dall’aspetto antropomorfo). Direttamente dalla radice, a livello del terreno, si diparte una rosetta di foglie, anche piuttosto grandi (dai 5 ai 40 cm), ovato-oblunghe, increspate, dal margine sovente sinuato-dentato. Dal centro della rosetta spuntano singoli fiori peduncolati, di colore bianco-verdastro oppure viola, a simmetria pentamera. Producono bacche rosso arancio, simili a piccoli pomodori, con numerosi semi.

La mandragora è una pianta mediterranea, più frequente nel settore orientale, naturalizzatasi anche altrove, forse per coltivazione. Vive in ambienti incolti e ruderali, prati sassosi o sabbiosi; è abbastanza rara.

Fin qui i dati botanici. Poi c’è il resto, che narra del suo apprezzamento sin dai tempi di Ippocrate, quando già le si riconoscevano virtù anestetiche e forse afrodisiache. Ma è nel Medioevo che la leggenda della mandragora prende corpo. La peculiare biforcazione della sua radice, che ricorda la figura umana, motivò le credenze più disparate e strampalate: che nascesse dallo sperma degli impiccati, che il suo pianto al momento del taglio fosse in grado di uccidere, che fosse una creatura a metà fra regno vegetale e animale, e che col tempo, opportunamente allattata da una gatta nera, la sua radice potesse diventare un “homunculus”, un bambino mostruoso in grado di garantire immense ricchezze e fortune a chi ne era il padrone.

Oggi sappiamo con certezza che la mandragora contiene alcaloidi velenosi, letali in dosi elevate, che lavorano in sinergia sul sistema nervoso. La mandragorina è un inibitore del sistema neurovegetativo, ed è efficace come anestetico, antiepilettico, ansiolitico e sedativo delle tossi convulse. La scopolamina - in dosi terapeutiche - causa euforia seguita da sonnolenza, amnesia, stanchezza e sonno senza sogni. La L-giusquiamina e la NOR-giusquiamina, simili alla atropina, agiscono stimolando il sistema nervoso e causando una blanda eccitazione. Grazie, o scienza, ti preferisco.

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