Piante in viaggio

 

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SMILACE: La pianta che fa inciampare

Il geniale inventore dei Puffi, il belga Pierre Culliford (in arte Peyo), ha di sicuro contribuito a risvegliare la curiosità di milioni di bambini - fra cui a suo tempo me - verso una pianta dal buffo nome, la salsapariglia, che i protagonisti delle sue storie andavano a cercare nel bosco.

Ormai grandicello ed ormai botanico, ecco che sono “inciampato” di nuovo nella salsapariglia, scoprendo che si tratta del nome dato a un medicinale dalle proprietà toniche e depurative e, per esteso, alle piante che lo producono, quelle del genere Smilax, famiglia Smilacaceae, chiamate appunto salsapariglia. Le specie di Smilax non appartengono alla flora italiana, e sono viceversa diffuse in altri continenti con altri climi, essenzialmente tropicali. Tranne una; la specie Smilax aspera, che possiamo italianizzare in smilace, oppure mantenere il nome un po’ buffo di salsapariglia. Ci sarebbe poi l’evocativo nome di “strappabraghe”, ben noto agli escursionisti che si avventurano per i sentieri mediterranei...

La smilace è infatti una liana sempreverde con fusti resistenti e spesso legnosi, dotati di spine tenaci rivolte all’indietro. Ha foglie picciolate, con lamina allargata alla base (triangolari, cuoriformi o sagittate) e nervature subparallele; sono di consistenza coriacea, lucide e scure (più chiare sotto) anch’esse dotate di spine resistenti; alla base dei piccioli si notano viticci che favoriscono lo sviluppo del rampicante. I fiori piccoli, a sei tepali bianco gialli, sono disposti a gruppetti terminali. I frutti sono bacche rosse, sferiche, di circa 1 cm di diametro.

La smilace è un tipico rappresentante della macchia mediterranea (anche degradata), comune anche in radure di boschi asciutti e caldi (pinete e leccete). Ha però una distribuzione più ampia rispetto al bacino Mediterraneo, trovandosi anche in alcune regioni dell’Africa e dell’Asia, e nelle isole dell’Atlantico.

A differenza delle altre congeneri, la Smilax aspera non possiede proprietà medicamentose. Le giovani cime dei rami della smilace si possono comunque cucinare allo stesso modo degli asparagi; hanno un sapore amarognolo piuttosto gradevole.

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