Con le mani io so fare pochissime cose, a parte tenere il mouse, battere sulla tastiera e portarmi il cibo alla bocca; anche per questo ammiro incondizionatamente chi si diletta di origami, chi aggiusta orologi, chi decora torte o chi costruisce navi in bottiglia. E dunque immaginatevi la mia meraviglia quando, nel cuore della Sardegna, un pastore della Barbagia mi confezionò, là per là, una minuscola sedia, un piccolo sgabello usando i fusti di una pianta comunissima in quei pascoli pietrosi: la ferula.
Come ho visto con i miei occhi, con la ferula si fanno sedie e sgabelli leggerissimi, e qualche altro oggetto di artigianato; si tratta di un uso proprio, ma un tempo ce n’era anche uno improprio: quando la scuola era un po’ diversa da adesso (e qualcuno magari la rimpiange), il fusto della ferula era lo strumento preferito per impartire punizioni corporali agli scolari indisciplinati. “Ferula” significa infatti in latino “canna, bacchetta, sferza”. Però oggi le scuole in genere sono in città.